lunedì 19 gennaio 2015

Di Carlo: "Attenti ai particolari che fanno la differenza in Serie A"

Qui Villa Silvia - I giocatori scesi in campo col Torino hanno effetuato lunedì mattina una seduta di scarico, mentre tutti gli altri sono stati impegnati in campo con palla e lavoro atletico. La squadra riposerà martedì e tornerà in campo mercoledì in doppia seduta al Rognoni. Andranno valutati Renzetti, Capelli, Pulzetti oltre che i soliti Marilungo, Tabanelli. Domenica contro il Parma sarà assente Giuseppe De Feudis per squalifica.
Nel silenzio stampa bianconero, Domenico Di Carlo ha preso però parte al programma televisivo Bianco e Nero d’Autore.
"Domenica il pubblico era bello carico così come l’ambiente. Non c’è stata la vittoria ma almeno la prestazione. Cercheremo la svolta.
Renzetti non aveva i 90 minuti, tanto che è uscito stanco. Così abbiamo deciso di metter Magnusson. Gli errori che ha fatto lui li han fatti tutti gli altri. Quando si prende gol la responsabilità è di 3-4 giocatori e non di uno solo.
Il Cesena prima correva 60 minuti, ora 90 e ci prova fino alla fine. Dobbiamo stare attenti nei particolari che fanno la differenza in Serie A. Ad esempio la velocità delle azioni. In 10 minuti di partita veniamo puniti a causa dei nostri errori in maniera sistematica. Ci sono margini di miglioramento nel gioco e serve per trovare continuità e credere nella salvezza. Lavorare ogni settimana con la negatività non è facile. 19 partite sono tante, è difficile ma può accadere di tutto. Tanti non ci credono ma nel calcio, come a me è già successo, la svolta puà capitare. Non basta quello che stiamo facendo ma la strada imboccata è quella giusta.
Il gruppo deve lavorare da squadra e non da singolo. Al massimo un giocatore non deve raggiungere la sufficienza a fine partita altrimenti si creano buchi. La prestazione ci deve essere da 11 giocatori e fino ad ora non è successo. Per diversi motivi si è creata questa situazione. La Serie A va difesa fino al 95’ di ogni partita. Non è semplice arrivare in momenti difficili e non ho certo la bacchetta magica, ma credo di inculcare la voglia di essere più propositivi e cercare la salvezza con dignità e ferocia.
Il Chievo Verona del 2009 era leggermente diverso perché aveva qualche giocatore in più di categoria. A Cesena invece non è così ma la situazione è uguale. I ragazzi sono seri e lavoratori ma devono essere più convinti e sereni. Ogni domenica è un test finale.
Lo stadio ribolliva dopo il pareggio e tutto ciò fa capire che c’è molta voglia di cambiare questa situazione.
Cascione? Nelle ultime due partite aveva accusato il momento difficile. Non ha fatto grandi partite e ho preferito fargli recuperare una gara. Delle volte in queste situazioni non è facile avere le giuste motivazioni e si è ricaricato, considerando che ha tirato fino ad ora la carretta. Rimane un grande giocatore per il Cesena, lo ha dimostrato e lo dimostrerà.
Rodriguez sarebbe dovuto entrare, ma il cambio è servito con l’infortunio di Capelli. Non potevo quindi lasciare il centrocampo con uomini stanchi e mettere una punta in più altrimenti lasciavamo praterie al Torino come accaduto col Napoli.
Pulzetti ha fatto 25 minuti e aveva finito sulle gambe. Deve giocare per tenere i 90 minuti.
Sintetico? Non porta infortuni, ci alleniamo come si deve. E’ chiaro che col tempo e all'intensità qualcosa può succedere. 
Marilungo? Fra 4-5 giorni potrà allenarsi in maniera più importante e tornerà tra 1 mesetto.
Valzania? E’ un giovane ma è titolare. Peccato che si sia fatto male, era in forte crescita e l’ho valutato per 2 settimane. Sarà un uomo in più per la corsa alla salvezza.
Mercato? Da qui a fine gennaio spero in qualche cambiamento. Mbaye è fisicamente fortissimo e ha grande corsa. Può giocare in ogni posizione ma non è tanto tecnico. Potrà darci una mano. Serve però anche un regista. Io e Foschi ci confrontiamo ogni giorno e sarà fatto tutto il possibile anche in sede di mercato".

Alberto Fontana è stato ospite nel programma tv Tifo Cesena!
"Mi è piaciuta la voglia di Brienza di rialzare la partita, invece non ho gradito la leziosità del Cesena contro il Torino. La gara era stata rimessa in piedi, i granta avevano regalato due gol ma giocare così gli ultimi minuti lascia l’amaro in bocca perché una squadra che si deve salvare deve essere cattiva e cinica. Bisogna tirare qualche pallone fuori dallo stadio nei minuti finali, io la vedo all’antica.
La squadra si poteva comunque salvare o retrocedere nelle ultime giornate, ma non si merita 9 punti dopo un girone intero. E’ stato un miracolo arrivare in Serie A con le difficoltà economiche. Di solito quando vinci il campionato la squadra si presenta molto motivata e se la gioca fino all’ultima giornata. Le due categorie sono molto differenti al giorno d’oggi. A questo Cesena va imputata una sola cosa: bisogna rischiare la figuraccia qualche volta ma non essere timidi. In campo vuol dire molto, perché qualcuno che si prende la patata bollente poi trascina il compagno a fare qualcosa in più.
Il calcio non è una scienza esatta, ma una squadra che negli ultimi minuti ha sprecato molto vuol dire che gli manca qualcosa nel dna. Anche in settimana si fatica, poi un giocatore ci pensa. Io nella mia carriera ho lottato spesso per la salvezza e a volte non ce l’ho fatta. Ci vuole cattiveria.
Il Torino è sopra la media là davanti, ma dietro e nella gestione del portiere ha dei problemi. Padelli era molto in difficoltà e bisognava provare anche il tiro dai 30 metri per vedere quello che succedeva. Una squadra timida raramente si salva. Se ci si si vuole salvare occorre subire pochi gol, faccio un esempio: l’Atalanta a cui è difficile segnare.
Leali? Il problema del Cesena non è il portiere. Leali e Agliardi sono stati positivi. E' giovane e alla sua prima stagione e qualche errore ci sta che lo commetta.
Contestazione? Quando il momento non va bene sei già teso di tuo. E’ giusto che chi paga possa dire la sua, magari dopo il novantesimo. Il giocatore è un uomo ed è poi condizionato in partita da questi atteggiamenti. Si può accentuare il momento di difficoltà.
Allenarmi sulla sabbia mi è servito tantissimo, soprattutto a livello esplosivo. Io ho vissuto di agilità perché il mio fisico non mi permetteva altro. Ero veloce, non avevo altre caratteristiche di natura.
Crisi di portieri? C’è stato un buco generazionale di 6-7 anni in cui non c’erano giovani di livello e si giocava fino a 42 anni. Ora invece ci sono molti giocatori interessanti.
L’Inter? Si era chiuso un capitolo importantissimo con questa società ed era successo un problema con Mancini per colpa mia. Certe cose devono rimanere nello spogliatoio e si risolvono lì. Ricordo Moratti e il povero Giacinto Facchetti come due persone atipiche. Io sapevo del mio ruolo di vice di Toldo, perché lui è sempre stato più bravo di me.
Foschi? Non sono obiettivo perché l’unico fuoriclasse è lui attualmente nel Cesena. Con un buco di bilancio non tutti sono in grado di arrivare in Serie A. L’ho conosciuto a Palermo e lo ha sempre portato in Europa. Che si arrabbi per le partite è normale, le vive più di un giocatore. La squadra non merita 9 punti ma è per merito suo se si gioca in massima serie. In quell’ora che è rimasto nello spogliatoio dopo la gara col Torino probabilmente avrebbe voluto mandare a casa qualcuno e fare correre attorno il campo altri".

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